Le ceramiche di Castelli, un’eccellenza abruzzese

Castelli è un comune di 1.112 abitanti. Si trova alle falde sudorientali del Gran Sasso d’Italia, fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia e parte del territorio rientra nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Già nota prima dell’espansione romana ma con  un’origine di difficile collocazione, nel periodo romano il paese con tutto il territorio entrò a far parte e in sostanza alle dipendenze di Atri, che in Abruzzo era la città più fedele a Roma. Alla caduta dell’Impero romano d’occidente, come tutte le popolazioni italiane più esposte ai saccheggi e alle invasioni, anche le popolazioni abruzzesi si rifugiarono sulle montagne.

Nel XV secolo fu legato al Ducato di Atri, come dimostrato anche da un affresco di Andrea De Litio nella chiesa parrocchiale di San Rocco. Il feudo divenne famoso nel XVI secolo per l’avvio della produzione delle famose ceramiche di Castelli. La nascita della ceramica a Castelli si deve soprattutto alle caratteristiche naturali del territorio, in particolare l’abbondante presenza di cave d’argilla, boschi di faggio per la legna e i forni, i corsi d’acqua, giacimenti di silice.

La tradizione della ceramica si è sviluppata a Castelli già in epoca etrusca e favorita sicuramente dalla presenza dei monaci benedettini. È dalla seconda metà del 1500 che questa arte vive il suo Chiesa di San Rocco manera periodo di massimo splendore divenendo così l’unica vera economia, tanto che ancora oggi la maggior parte della popolazione risulta dedita alla nobile arte.

L’arte della ceramica di Castelli ha origine antica ed è divenuta celebre nel cinquecento. Una qualità eccelsa delle maioliche, le coloratissime decorazioni e l’economicità dei prodotti, dovuta a sistemi produttivi all’avanguardia, fecero di Castelli uno dei centri più apprezzati per quest’arte, soprattutto nel seicento.

Nonostante la piccola dimensione del paese, Castelli, ha avuto un ruolo nella storia della maiolica italiana di primissimo piano, specialmente nel periodo che va dal XVI al XVIII secolo. La chiesa cinquecentesca di San Donato a Castelli, definita da Carlo Levi “la Cappella Sistina della
maiolica”, costituisce, assieme al vasellame farmaceutico denominato Orsini-Colonna, il punto di partenza ideale di una produzione suggestiva che gode di grandissima fama in Italia e all’estero. Non a caso una delle raccolte più importanti di ceramiche di Castelli è oggi
conservata al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

La presenza dell’argilla, insieme a quella dell’acqua fondamentale per l’impasto e della legna per il forno, crea le condizioni ideali a una comunità di monaci benedettini per iniziare la produzione della ceramica. I monaci insegnarono agli abitanti del paese a utilizzare l’argilla, una risorsa di questa terra, per realizzare oggetti tipici. Da allora il paese ha vissuto di ceramica, fino ad arrivare al 600 e al 700, quando grandi maestri hanno fatto di questo prodotto un’arte veramente raffinata apprezzata anche nelle corti dei re.